8.18.2011

Saab: Ultima Chiamata (Last Call)

Quattroroute, June 24, 2011


La Saab è a un passo dal baratro. Mancano i soldi per pagare i fornitori e anche quelli per pagare gli stipendi ai suoi dipendenti che questo mese resteranno a secco. L'annuncio è stato dato oggi con una nota dove si spiega che la "Swedish Automobile (la Casa madre, l'ex Spyker Cars n.d.r.) è in trattative con vari soggetti per ottenere capitali a breve termine". Per reperirli è stato persino messo in vendita lo stabilimento di Trollhättan, attraverso una formula che prevede il successivo riaffitto degli immobili da parte di Saab. Insomma, dopo i blocchi della produzione, la ripartenza e un ulteriore stop imputabili al mancato pagamento dei fornitori, la situazione è tutt'altro che tranquilla. A conferma, c'è la minaccia da parte dei sindacati di avviare le procedure di bancarotta.

Nessuna garanzia sul futuro. "Le discussioni proseguono", continua il comunicato, " ma non è sicuro che avranno successo e che il sostegno finanziario arrivi. Al momento vanno avanti le trattative con i fornitori per stabilire i termini di rimborso al fine di riprendere la consegna delle componenti". Secondo alcune stime il debito ammonterebbe a 300 milioni di corone svedesi, al cambio quasi 33 milioni di euro. Un'ancora di salvezza potrebbe arrivare dal magnate russo Vladimir Antonov che si è detto interessato a rilevare il 30% della società svedese mettendo sul piatto più di 30 milioni di euro.

L'affare cinese. Solo poche settimane fa il costruttore svedese aveva annunciato un'intesa con due aziende cinesi, PangDa e Yougman Lotus che prevede una partecipazione al capitale per 245 milioni di euro, oltre all'alleanza strategica costituita da due joint-venture tripartite, rispettivamente per la distribuzione e la produzione in Cina di automobili con il marchio Saab e di veicoli commercializzati attraverso un sottomarchio. Ma tali alleanze devono essere sottoposte all'approvazione del governo di Pechino, che di solito ha tempi lunghi, come conferma Bill Russo, senior advisor di Booz & Co: "In Cina gli accordi sono molto di più complessi di quello che sembra: ci vuole tanto lavoro e tempo per renderli effettivi, almeno 18-24 mesi per un caso come questo".

Le decisioni di Pechino. "Non sappiamo se le autorità di Pechino approveranno gli accordi", continua Russo, "tutto è possibile, certo. Ma in Cina è in corso un consolidamento dei produttori locali che prevede la riduzione del numero (oggi sono oltre 100 n.d.r.): aggiungere un altro costruttore debole a un mercato già affollato non rientra nelle linee guida governative".

D.S.

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